Comune di Onsernone

Storia del Comune

Note per una storia delle istituzioni onsernonesi *)

 

 

Dalle prime forme di vita comunitaria fino alla metà dell’Ottocento

 

Esili tracce permettono di ipotizzare che la colonizzazione del territorio formato dalle pendici che sovrastano il fiume Isorno, possa risalire ai secoli della dominazione romana al sud delle Alpi. Infatti, nel nostro patrimonio toponomastico è sopravvissuto un insieme significativo di nomi di luogo di chiara origine latina.

Anche la fondazione di un luogo di culto cristiano in Onsernone, direttamente dipendente dalla prima chiesa matrice del Locarnese, cioè il San Vittore di Muralto, potrebbe essere contemporanea all’inizio della diffusione del Cristianesimo nell’alto Verbano. L’edificazione in una posizione decentrata e strategica della primitiva chiesa di San Remigio di Loco, è quasi sicuramente di questo periodo. Ciò significa che già in quei tempi vi era una comunità stabile che si andava lentamente strutturando sul piano organizzativo, in funzione del controllo dell’intero territorio e dello sfruttamento delle sue risorse naturali, forestali ed agricole.

 

Di fatto, la presenza di una forma istituzionale comunitaria ormai consolidata, è attestata per la prima volta in una pergamena del 1228 (n. 2: Arch. PGO).

Quarant’anni dopo, nel 1269, il Canonico di S. Vittore di Muralto concesse a titolo di feudo, tutte le sue terre situate “in tota valle de Osornono a ponte de Niva in intus”, ad un certo Gulielmum Carenacium abitante in Valle (Arch. Capitolare di Locarno, AST). Questo atto giuridico rappresenta quindi la misura dell’importanza economica che la valle Onsernone in quel tempo, aveva nel contesto regionale.

 

Con il passare dei secoli, il riscatto dei diritti feudali permise all’intera comunità di essere in grado di gestire la proprietà comune e quindi di esercitare il controllo territoriale in maniera autonoma, traendo da essa un reddito.

Documenti assai significativi riguardo la valorizzazione monetaria delle risorse naturali – in questo caso del patrimonio boschivo – da parte della comunità onsernonese, sono due pergamene (n. 88, 1524; n. 92, 1525: Arch. PGO) che riportano gli atti di investitura a favore di due commercianti di Locarno, per l’affitto della durata di un secolo di gran parte dei boschi della valle.

Simili concessioni ad attori esterni di ampie parti di territorio a titolo di locazione, come pure il secolare uso degli alpi onsernonesi da parte di comunità esterne alla valle (Losone, Intragna, Palagnedra, Craveggia), potrebbero significare che la popolazione aveva saputo sviluppare una diversa, ma importante attività economica, che prescindeva dai tagli del bosco e dall’uso degli alpi. Infatti, è molto probabile che già verso il XVI sec. si sia consolidata la coltivazione della segale, quale materia prima per la fabbricazione di treccia di paglia per la confezione di cappelli, sporte, ecc.. Lo sviluppo con forme protoindustriali della produzione di manufatti in paglia, circoscritta all’Onsernone, voleva dire che questa attività divenne la principale fonte di reddito degli onsernonesi. Ciò garantì un elevato flusso di capitali derivante dal commercio con l’estero, e creò un’indubbia ricchezza nell’intera valle. Segni e testimonianze di un florido periodo di apertura verso l’Europa, durato fin verso la fine del Settecento, sono i signorili palazzi borghesi sorti nelle diverse Terre, ed i tesori artistici e cultuali presenti nelle varie chiese. La diffusa ricchezza ottenuta con l’industria della paglia permise quindi di lasciare a gestori esterni lo sfruttamento del suolo forestale ed alpestre. La Vicinanza mantenne comunque saldamente in mano il controllo formale, e quindi giuridico, di tutto il territorio: ne fanno fede le innumerevoli decisioni ed arbitrati riguardanti lunghi contenziosi per i confini, per i fitti e i riparti degli alpi, per i tagli del bosco, per l’uso delle vie per raggiungere gli alti pascoli, ecc..

 

Gli Onsernonesi si erano quindi dati un’organizzazione viciniale, simile a quella degli altri comuni medievali, denominata Comun Grande. La sua giurisdizione si estendeva alle cinque Squadre originarie, cioè Loco, Berzona, Mosogno, Russo, Crana, ognuna con le proprie Terre o frazioni. Alcune delle quali, sono poi diventate molto più tardi nuovi Comuni, come Comologno e Vergeletto con Gresso. In quel contesto, il villaggio di Auressio era invece una Terra del Comune di Pedemonte, anche se dal punto di vista ecclesiastico dipendeva dalla cura della Parrocchia di Loco fino al 1792.

 

Il potere del Comun Grande era esplicato da due organi ben distinti nei loro ruoli. Quello che oggi si potrebbe individuare come elemento del potere esecutivo, era esercitato dal Congresso, formato da un rappresentante per ogni Squadra, le cui figure più importanti erano il Console e il Cancelliere. La partecipazione della popolazione alla formazione delle decisioni, avveniva invece attraverso la Vicinanza Generale, che era composta dai “vocali”, cioè da un rappresentante per ogni fuoco del Comune. La sua principale prerogativa era quella di approvare o di respingere le proposte che giungevano dal Congresso. La Vicinanza si riuniva ordinariamente due volte tra gennaio e febbraio ed aveva luogo presso la chiesa di S. Remigio di Loco.

 

Le competenze esercitate dalla Vicinanza, con il variare delle circostanze e con il passare del tempo, riguardavano i seguenti ambiti: l’adozione e la modifica degli Statuti del Comune; le questioni di confine; la concessione dello stato di Vicino ai forestieri; la vendita, l’affitto o la ripartizione dei fondi comuni (terreni, alpi, boschi); le prescrizioni riguardo i diritti di godimento di talune risorse (legna, erba, resina, strame, ecc.); le spese amministrative; la riparazione delle strade; le tasse a favore del Caneparo di S. Remigio; il contributo alla chiesa matrice di Muralto; la tassa del navetto che attraversava il fiume Maggia tra Ascona e Locarno; la tassa del Cancelliere forense; la tassa del Procuratore rappresentante la Valle a Locarno; la tassa del Chirurgo; la tassa dei Trovatelli.

 

Il Comun Grande onsernonese non fu mai integrato a pieno titolo nella Magnifica Comunità di Locarno che riuniva tutte le altre comunità locali della regione, mantenendo in tal modo una certa qual autonomia decisionale, sia nel periodo della dominazione milanese, sia poi durante l’epoca dei Baliaggi. La questione non è ancora stata approfondita dalla ricerca storica e, al momento, può considerarsi un’anomalia, rispetto alla diversa posizione delle comunità delle Centovalli o della Verzasca.

 

L’ormai consolidata realtà viciniale del Comun Grande subì un profondo scossone con la Rivoluzione francese del 1789, ma soprattutto con la formazione della Repubblica Elvetica nel 1798, la cui costituzione aboliva di fatto i secolari privilegi viciniali. Essa conteneva un principio importante che di fatto creava un nuovo tipo di Comune, costituito dall’insieme di tutti i cittadini domiciliati e non più solo composto dalle famiglie originarie di antica data. Con la nascita del Canton Ticino nel 1803 questo principio venne sancito definitivamente, non senza grosse difficoltà di applicazione nei decenni successivi, soprattutto per la continua messa in discussione dei privilegi e dei diritti derivanti dall’origine familiare.

Di fronte a questo grande cambiamento, in Onsernone, come in altre parti del Cantone e della Svizzera, l’opposizione allo smantellamento delle Vicinanze si protrasse successivamente per diversi decenni. Ancor’oggi qualche anziano, nel linguaggio corrente usa o usava denominare il comune moderno con il termine di genere femminile di “Comuna”, che si oppone al “Comune” antico e tradizionale.

 

Il Comun Grande d’Onsernone con le sue cinque Squadre, sopravvisse a questo dualismo, non senza qualche rivendicazione ed ambigua sovrapposizione di ruolo nei confronti dei nuovi comuni politici, fino al 1855. In quell’anno fu finalmente approvato il regolamento che costituiva la fondazione del Patriziato Generale d’Onsernone. La rappresentanza per Squadra e per Fuoco decadde a favore dell’Assemblea patriziale, organo legislativo che eleggeva l’Amministrazione patriziale formata da cinque membri, la cui funzione principale era la gestione amministrativa e finanziaria del nuovo ente.

Al Patriziato Generale rimase inizialmente la proprietà della superficie forestale che già apparteneva all’antico Comune e che si estendeva su buona parte dell’intera Valle. La sua situazione finanziaria, nella seconda metà dell’Ottocento, non fu però positiva, poiché, ad esempio, la necessità di riscattare gli alpi e la complessa questione legata al finanziamento della costruzione delle strade circolari, misero a dura prova le fragili casse patriziali.

 

Con la formazione del Canton Ticino si consolidò l’assetto istituzionale e in particolar modo si definirono le funzioni ed i limiti dei singoli comuni nella gestione della res publica. Già con la prima Costituzione cantonale fu prevista la suddivisione del cantone in Circoli formati da comuni politici autonomi. Il Circolo d’Onsernone risultava così formato dai seguenti enti comunali: Auressio, Loco, Berzona, Mosogno, Russo, Crana, Comologno e Vergeletto. Solo nel 1882, Gresso diventerà comune autonomo, distaccandosi da Vergeletto.

Le prime competenze attribuite alle Municipalità riguardavano la polizia locale, la riscossione e il riparto delle imposte, l’amministrazione dei beni comunali e della cassa dei poveri.

 

In seguito, con l’entrata in vigore delle prime leggi specifiche e settoriali, i comuni furono chiamati alla loro puntuale applicazione, incontrando le prime difficoltà nel far quadrare i propri bilanci. Non senza ritardi, una delle prime realizzazioni che richiesero una non indifferente spesa da parte di ogni comune, fu la questione della costruzione dei cimiteri, poiché un decreto cantonale del 1831 proibiva l’antichissimo costume delle sepolture all’interno delle chiese, imponendo la creazione di luoghi sepolcrali all’esterno di esse.

 

Nel campo della pubblica istruzione, i comuni onsernonesi saranno fra i primi a realizzare le scuole di primo grado, integrando nella propria amministrazione le “scuole dei ragazzi” già funzionanti fin dal secolo precedente, grazie ai contributi di diversi legati e di lasciti privati, che furono poi incamerati dall’ente pubblico. Nel 1832 entrò in vigore un’apposita legge, la quale definiva le competenze comunali in materia di concorsi e di nomine, di messa a disposizione dei locali adatti e del materiale scolastico. Ed infine nel 1857, fu creata una delle prime Scuole Maggiori del cantone, che a Loco riunì da subito oltre una trentina di allievi provenienti da tutti i comuni della Valle.

 

 

 

Dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri

 

La metà del secolo XIX°, che vede  il varo della Costituzione federale con cui nel 1848 nasce la Svizzera moderna grazie alla creazione dell’apparato istituzionale che conosciamo ancora oggi, è un momento decisivo anche per gli istituti comunali ticinesi e quindi pure per quelli della valle Onsernone.

 

Il dualismo comunale attuale – Patriziato e Comune politico – de jure era già stato sancito dalla Legge cantonale del 1835: de facto, tuttavia, la separazione dei due enti comunali avviene soltanto nel 1854 con la divisione patrimoniale. Con ciò al Patriziato resta la competenza gestionale degli alpi, dei boschi e della maggior parte del territorio, mentre il Comune politico, che diventa un ente di servizio, si assume tutto ciò che concerne e serve all’universalità degli abitanti: scuole, fontane, acquedotti, cimiteri ecc..

 

Con il riconoscimento ufficiale del Patriziato Generale d’Onsernone avvenuto, come già s’è detto, nel 1855, dopo lunghe e aspre controversie tra alta e bassa valle, assumono definitivamente e con chiarezza le loro funzioni anche i nove Comuni politici della Valle. Fondamentali per questi ultimi diventano l’obbligo di tenuta dei registri di Stato civile e l’istituzione del matrimonio civile, imposti dalla Legge cantonale del 1855 e, nel 1861, l’introduzione dell’attinenza comunale.

 

La vita dei Comuni valligiani, come d’altronde quella di altri Comuni ticinesi, nella seconda metà dell’ottocento e almeno fino alla nascita del  cosiddetto Governo di paese susseguente alla “rivoluzione” liberale dell’11 settembre 1890, è stata pesantemente condizionata dalle acerrime lotte politiche tra partito liberale e partito conservatore.

 

A ciò si aggiunga, in modo particolare per la valle Onsernone e a partire circa dal 1870, l’avvio di un vero e proprio dissanguamento demografico. Dall’inizio del  XIX°secolo la popolazione era ancora cresciuta (2426 abitanti nel 1801, 3470 nel 1870). Da quel  momento invece ci sarà una drammatica inversione di tendenza e in soli trent’anni la diminuzione sarà di circa 650 unità: il crollo continuerà senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri, con una temporanea purtroppo breve inversione di tendenza negli anni settanta e ottanta del XX° secolo (2220 abitanti nel 1920, 1685 nel 1950, 974 nel 1970, 792 nel 2008).

 

Il crollo demografico, causato dal declino dell’industria della paglia e dall’emigrazione sempre più spesso definitiva degli Onsernonesi, di riflesso ha progressivamente indebolito la capacità finanziaria degli enti comunali valligiani. Malgrado ciò, tra non poche difficoltà, la Valle nella seconda metà dell’ottocento ha visto, in tutti i Comuni, come già si è accennato precedentemente, la realizzazione di opere e la creazione di servizi fondamentali per il miglioramento delle condizioni esistenziali e per la crescita civile dei residenti, quali i palazzi comunali (tra il 1854 e il 1910 circa), l’istituzione delle scuole, l’assistenza ai poveri e bisognosi con la legge cantonale del 1855, la costruzione di acquedotti e cimiteri, la realizzazione a partire dal 1890, con il codice del nuovo diritto fondiario, delle mappe catastali che hanno dato la garanzia del diritto ai cittadini e finalmente una base fiscale ai Comuni.

 

La prima metà del ventesimo secolo è contraddistinta dai due conflitti mondiali che non contribuiscono certo a migliorare le condizioni socioeconomiche della valle: l’artigianato della paglia declina inesorabilmente così come le attività agropastorali: parallelamente  alla diminuzione della popolazione vi è quella del patrimonio bovino e caprino, malgrado gli sforzi per sostenere questi settori, così come il turismo nascente, con iniziative assai interessanti messe in atto da una benemerita associazione di valle, la Pro Onsernone, nata nel 1903 per iniziativa di alcune persone illuminate già propense a superare le mentalità campanilistiche per un nuovo spirito volto alla creazione del benessere comune di tutta la Valle.

Diminuisce pure, soprattutto dopo la metà del secolo, l’emigrazione stagionale, sostituita da quella definitiva oltre Gottardo o nei centri urbani ticinesi: la maggior parte di coloro che decidono di non abbandonare la valle diventano pendolari grazie anche al fatto che l’automobile è ormai diventata un mezzo di spostamento alla portata di tutti i redditi: fra queste persone troviamo la maggior parte degli amministratori che assicureranno, fino ai giorni nostri, la gestione dei Comuni onsernonesi.

 

Gli anni settanta del secolo ventesimo sono contraddistinti dal boom economico il quale però non tocca che marginalmente le regioni povere dell’arco alpino. Proprio per questo viene varata, nel 1974, la Legge federale sugli investimenti nelle zone di Montagna (LIM) la quale, mettendo a disposizione mezzi finanziari per progetti pubblici e privati, riesce a suscitare, anche in Onsernone, spirito di iniziativa, voglia di resistere e di abbandonare lo scoramento dei primi anni del secondo dopoguerra.

 

Per l’applicazione della LIM fu istituita, nel 1975, la Regione Locarnese e Vallemaggia e nel 1979  si giunse all’accettazione del Piano di sviluppo regionale, all’allestimento del quale parteciparono con entusiasmo anche parecchi onsernonesi.

Già dalla metà degli anni sessanta uno spirito nuovo si era manifestato in Valle: a persone da tempo attive nella Pro Onsernone si sono affiancati giovani formatisi anche lontano dalla valle che si sono riavvicinati alla loro terra d’origine e si sono impegnati negli enti pubblici e nelle associazioni. Da questo spirito sono nati, per esempio, il Museo Onsernonese nel 1966, la Voce Onsernonese nel 1972, la commissione di studio per la fusione di tutti i Comuni nel 1976, il Piano regolatore di valle (il primo, nel Ticino, non più solo strettamente comunale) nel 1986.

 

Il progetto di fusione di tutti i nove Comuni, uno dei primi proposti dal Cantone nel dopoguerra, nel 1978 fu bocciato dagli Onsernonesi, è vero. Ma lo fu di stretta misura, per un solo voto, evidenziando malgrado la sua caduta l’esistenza di uno spirito nuovo, unitario e non più campanilistico che è poi confluito ed ha trovato spazio nel Patriziato Generale erede del Comune unico di valle, portando progressivamente alla realizzazione di opere fondamentali di interesse sovracomunale quali la capanna Arena, il Centro Sociale Onsernonese, la funivia Zott-Salei e di numerose altre ancora, favorite anche dalla migliorata operatività dell’ente favorita dall’istituzione del Consiglio patriziale avvenuta nel 1981. A questo è da aggiungere lo spirito di iniziativa dimostrato del piccolo patriziato di Comologno in un rapporto di positiva stretta collaborazione con il Comune locale.

 

Il resto è storia recente: aggregazione di Russo, Crana e Comologno nel Comune di Onsernone nel 1995; aggregazione di Auressio, Loco e Berzona nel Comune di Isorno nel 2001. Due tappe fondamentali, queste ultime, sulla strada che porta, nuovamente, dopo poco più di due secoli di separazione, all’istituzione di un unico Comune per tutta la Valle. Il 10 aprile 2016, con le elezioni del Municipio e del Consiglio Comunale inizia l’attività del nuovo comune unico Onsernone.

 

 

 

 

*) Testo di: Roberto Carazzetti, Vasco Gamboni, Lino Elio Mordasini